Rino Tripodi: “Il cosiddetto premier, Silvio Berlusconi, salva se stesso agli occhi del vaticano distruggendo la cultura pluralista della scuola pubblica…”

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Le farneticanti affermazioni di Silvio Berlusconi («Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori»), pronunciate sabato 26 febbraio durante il congresso dei Cristiani Riformisti, sono innanzi tutto offensive nei confronti degli insegnanti della scuola pubblica, che stanno tenendo in piedi l’istruzione in Italia, nonostante questo governo (ma anche i precedenti) faccia di tutto per impedire loro di svolgere il proprio lavoro (oltre che pagarli con stipendi da fame). Tuttavia, tali dichiarazioni non sono solo volgari e aggressive, ma rispondono a un preciso disegno politico e “culturale”: “allevare” non cittadini dotati di spirito critico, ma “sudditi”, acquirenti consumisti, ebeti teledipendenti, “facili” elettori…

 

E, non ultimo, foraggiare ancora di più le scuole cattoliche e il Vaticano, in cambio dell’appoggio a un governo corrotto, chiudendo ogni occhio possibile sulla vita morale del cosiddetto “premier”. Però in una cosa ha ragione il presidente del Consiglio: nella «scuola di Stato ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori».

 

Vale a dire, al contrario di famiglie intolleranti, bigotte, chiuse – quali immagina Berlusconi e che forse rispondono a un sogno cattolicista e vaticanista, non certo cattolico e tanto meno cristiano –, ci sono donne e uomini (e omosessuali, perché no?) che rispettano le opinioni di tutti gli allievi, tutelano il pluralismo, non costringono al pensiero unico in campo religioso, politico, economico, culturale. Se tali principi “inculcati” vi sembran poco…

 

Rino Tripodi -  redazione@lucidamente.com

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